CHIESA SS. ANNUNZIATA (BADIA, Rettoria della Chiesa Madre)

La chiesa dell’Annunziata, un tempo annessa al monastero di San Benedetto, è l’architettura più significativa del 700 ad Avola, e tra le più belle del tardo barocco della Sicilia sud-orientale, sia per la sua originale facciata, sia per il suo coerente ed unitario spazio interno in stile rococò.

La presenza delle Benedettine prima di essere documentata nella nuova città settecentesca è da collocare nella prima metà del XVI secolo nell’antica Avola.

Le suore, dopo la decisione di abbandonare la città posta sugli Iblei, cominciano a costruire il monastero e la chiesa a partire dai primi del Settecento, per quanto il risultato definitivo sia dell’interno e sia della facciata è il frutto di riprogettazioni e trasformazioni che iniziano intorno alla metà del Settecento e si concludono negli ultimi decenni del secolo. Per la progettazione architettonica i nomi che si fanno ruotano intorno alla famiglia Alessi, famiglia di architetti e di capimastri. La presenza documentata in fase esecutiva è quella del capomastro Benedetto Alessi negli anni sessanta del Settecento.

La facciata presenta un forte impianto plastico nel suo assieme e un’eleganza e leggerezza nei dettagli.

L’impianto concavo-convesso è di ascendenza borrominiana, con quella decantazione che nell’architettura tardo barocca della Sicilia sudorientale passa attraverso il filtro dei trattati del Cinquecento nell’uso degli ordini (nel nostro caso un inusuale ionico nel primo ordine e un corinzio nel secondo). L’articolazione concavo-convessa della facciata partecipa ad un gusto che si diffonde dopo la seconda metà del Settecento e che riscontriamo nella chiesa di San Giovanni Evangelista a Scicli e nella Badia di Sortino. La qualità del prospetto è dovuta anche ai preziosi dettagli decorativi della balaustra della cella campanaria che si sviluppano in modo più raffinato rispetto a quelli della facciata del San Domenico di Noto, un brano architettonico tra i più belli dell’architettura tardo barocca della Sicilia sud-orientale, opera di un architetto ancora anonimo che rivela autonomia linguistica nei dettagli delle modanature, pur in un dialogo serrato con gli architetti più vitali dell’area, in particolare con il Gagliardi e con il Sinatra.

L’interno, un’aula rettangolare con abside poligonale, ha valore per l’unitaria decorazione architettonica che lo definisce come spazio rococò, in una sintesi di stucchi, dipinti e marmi. Una spazialità luminosa e policroma, leggera e vaporosa, in linea con la cultura rocaille europea, specie tedesca, mutuata da incisioni che si trovavano nelle biblioteche dei nostri architetti e dei nostri capomastri, uno spazio in cui tutto è movimento e ritmo concavo-convesso.

Lungo le pareti, tra un altare e l’altro è negli specchi ovali dell’abside sono rappresentati dodici allegorie di virtù, di cui sono riconoscibili la Fede, la Fortezza, l’Elemosina, l’Inspiratio Dei, la Castità, la Speranza, la Giustizia, la Prudenza, l’Umiltà, l’Obbedienza. Sono figure rese con pennellate sciolte e immediate nelle vesti cangianti di verdi, rossi, arancioni, grigi.

Cinque le pale dell’altare nel primo altare a destra la Gloria di Santa Teresa e di Santa Chiara; nel primo altare a sinistra la Deposizione; nel secondo altare a destra la Gloria di San Benedetto, nel secondo altare a sinistra la Madonna col Bambino e Santi; nell’altare centrala l’Annunciazione

La volta dell’endonartece e dell’aula comprende, nell’asse centrale, i quadroni, in successione dall’ingresso all’arcone trionfale, della Resurrezione, della Carità, della Madonna con bambino tra i Santi Benedetto, Scolastica e Giuseppe che sconfiggono l’Eresia, della Fede, lateralmente, sempre nella volta in quattro medaglioni sono raffigurati quattro santi di cui sono riconoscibili San Gregorio Magno e Santa Teresa del Bambino Gesù; nelle vele si trovano raffigurate teste di cherubini. Nell’abside, sopra l’altare maggiore, è rappresentata la SS. Trinità; nella volta, dentro un cerchio si trova la Colomba dello Spirito Santo in stucco, contornata da specchi con vasi di fiori dorati lateralmente negli specchi delle sovrapporte un San Girolamo e un altro santo.

Il ciclo degli stucchi, come ha messo in luce la GRINGERI, terminato nel 1777, è opera dello stuccatore Serafino Perolli, originario della Svizzera, ma residente a Nicosia. Riguardo ai dipinti la Citti Siracusano assegna la tela con la Gloria di San Benedetto a Costantino Carasi di Noto o a un pittore a lui vicino. A lui si possono attribuire anche le altre tre tele degli altari laterali. Resta anonimo tutto il rimanente ciclo pittorico da riferire alla seconda metà del Settecento. In due altari laterali si trovano un gruppo scultoreo con la Sacra Famiglia e un Crocifisso, opera di buona fattura.

Si uniforma allo stile dell’interno anche l’altare centrale (della seconda metà del settecento), in marmi policromi, con inserti in bronzo, impreziosito, oltre che da testine alate da due figure allegoriche di virtù ai lati, in marmo bianco.

Al centro, collocata dentro una cornice a motivi fogliacei, si trova la tela rappresentante l’Annunciazione, un’opera che ha ancora, nella sua composizione, un impianto tardo rinascimentale, di incerta datazione, e probabilmente da collocare nel primo Settecento.

Le opere:

Madonna con Bambino e Santi.
(olio su tela, seconda metà del sec.XVIII, attr. A Costantino Carasi)
La madonna è circondata da San Giuseppe, San Gioacchino, Sant’Anna, Sant’Elisabetta, San Michele Arcangelo e un sacerdote del tempio di Gerusalemme. In alto, tra nuvole, angeli, cherubini e serafini Dio Padre e la Colomba dello Spirito Santo.

Gloria di Santa Teresa e Santa Chiara
(olio su tela, seconda metà del sec. VIII, attr. A Costantino Carasi)
La tela rappresenta in basso a destra Santa Chiara (Assisi, ca.1193-1253, fondatrice dell’Ordine francescano delle Clarisse), in estasi, sorretta da un angelo, mentre un altro angelo la colpisce con una freccia infuocata; in alto a sinistra Santa Teresa, sostenuta da un angelo e circondata da cherubini e serafini, inginocchiata, rivolge lo sguardo verso Dio uno e trino, simbolicamente reso con un cerchio solare inglobante il triangolo e un occhio. Santa Teresa d’Avila (Avila 1515- Alba de Tormes 1582) fonda l’ordine delle Carmelitane scalze. Il suo culto si diffuse in modo straordinario lungo il Seicento.

Deposizione
(olio su tela, seconda metà del sec. VIII, attr. A Costantino Carasi)
La tela rappresenta Cristo, mentre sta per essere deposto dalla croce: in basso a sinistra la madonna e le Pie Donne. In fondo a destra un Santo cavaliere, che reca in mano una bandiera bianca.

Gloria di San Benedetto
(olio su tela, seconda metà del sec. VIII, attr. A Costantino Carasi)
Il santo (Perugia, ca.480-Montecassino 543 o 560, fondatore dell’Ordine benedettino e abate) sta per scrivere la frase “ausculta o fili precepta magistri” su un libro che un angelo tiene con la destra, mentre con la sinistra tiene il pastorale. Sulla destra del santo l’allegoria della Fede lo incorona. In basso tre putti reggono medaglioni in cui sono illustrati episodi della sua vita.
Altri episodi sono resi simbolicamente dagli idoli spezzati, dal corvo che porta via un pane avvelenato, da un masso, da un bastone. In alto la Colomba dello Spirito Santo.

©2018 Francesca Gringeri Pantano Storica dell’Arte

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