LE CAPPELLE LATERALI E LE SUE OPERE
L’interno della Chiesa Madre S. Nicolò, a tre navate, presenta archi a tutto sesto alternati a paraste dai capitelli corinzi. La prima cappella della navata laterale sinistra accoglie il fonte battesimale, modellato su marmo bianco ed eseguito nel 1787 da Giuseppe Bonaventura di Catania. Rialzato dal piano terra è un pregevolissimo pavimento del sec. XVIII. Le maioliche, riquadrate da una duplice cornice a fiori, vennero realizzate a Napoli dai famosi ceramisti Attanasio.
- Cappella di San Michele
La seconda cappella, che accoglieva la sepoltura della famiglia Bonincontro, ha sull’altare la statua lignea di s. Michele Arcangelo, attestata in chiesa dal 1722.
La terza, appartenente alla famiglia Loreto, presenta stucchi barocchi e la tela con la Madonna del Rosario e i santi Domenico, Caterina da Siena, Pietro Martire, Filippo Neri. Il bel dipinto, di ascendenza napoletana, è attribuibile a un seguace di Sebastiano Conca: documentato dal 1737, esso evidenzia in primo piano la figura di s. Filippo adornato da una preziosa pianeta; in alto la Madonna è simile, nell’impostazione, ai modi del Conca.
Nella quarta cappella, concessa come sepoltura a Filippo Di Falco, arciprete della Matrice, si pose lo Sposalizio del Patriarca Giuseppe con Maria Vergine: l’opera, che presenta strette analogie stilistiche con il quadro precedente, è attestata sull’altare dal 1741. Nell’area successiva, parte terminale del transetto, è l’interessante Cappella di stucco tardobarocca costruita nel 1733 con quattro colonne, di cui due tortili. La nicchia custodisce la statua dell’Immacolata Concezione realizzata nel 1711 da Giovanni Villamaci, originario di Messina, e dai figli Giuseppe e Agostino. A fronte del transetto, nel 1732, Raimondo Guccione di Vizzini aveva edificato, con disegno analogo alla suddetta cappella, l’altare in stucco che ospita la Madonna del Lume, statua lignea “attesa da Malta” nel 1741. Tale sacra effigie rappresenta la Vergine con in braccio il Bambino, cui un angelo porge un canestro di cuori infuocati; alla base è la “bocca dell’inferno”, da cui la mano misericordiosa di Maria salva un’Anima.
Nel presbiterio, rivestito a metà Ottocento con maioliche provenienti anch’esse da Napoli, è l’altare maggiore. Il pregevole manufatto, insieme con gli stalli lignei del coro, fu costruito nel 1861 a spese del canonico Giuseppe Di Maria, il quale è raffigurato in un busto a destra del portale d’ingresso. Sul catino absidale poggia il Crocifisso ligneo attribuibile alla scuola di frate Umile di Petralia (sec. XVII).
Sulla volta della chiesa, alla base del tiburio (ricostruito nel 2002 durante i restauri che interessarono la chiesa), era una composizione pittorica — ampia oltre 50 mq — su tavola e con inserti in tela, rappresentante l’Incoronazione della Vergine e la Ss. Trinità: di essa, attribuibile a Simone Ventura (Chiaramonte Gulfi 1700-post 1763), sono esposte le tele con gli evangelisti Giovanni e Marco e il tondo con l’Incoronazione di Maria.
Dal transetto, in prossimità della sacrestia, si accede alla Cripta della Confraternita del Ss. Viatico degli Uomini di Campagna. Nel 1769 l’interessante sepoltura fu progettata, per gli adepti dell’omonima confraternita, dall’architetto sac. Giuseppe Alessi (Avola 1739-1824), che ebbe a modello la Cripta dei Cappuccini di Palermo. La struttura funeraria accoglie ventisei nicchie con purgatoi e sedili in pietra: in fondo era l’altare, nel sottosuolo l’ossario.
Laterale all’abside, a conclusione della navata destra, è situata la Cappella del Ss. Sacramento con tre altari. Iniziata nel 1753 e conclusa nel 1781, mostra raffinati stucchi rococò. Si accede ad essa da una pregevole cancellata realizzata nel 1791 da Girolamo Muccio e Gioacchino Bellomia, fabbri di Avola. All’interno della cappella, sulla volta, sono raffigurati il Sacrificio di Noè e l’Agnello Pasquale attribuibili, per affinità stilistiche, a Domenico Provenzani. L’altare centrale, rifatto in stile neoclassico, poggia su un piano rialzato ricoperto da riggiole napoletane del Settecento, analoghe a quelle del fonte battesimale; ai lati dell’altare sono l’Istituzione del Sacramento dell’Eucaristia e la Cacciata dei Mercanti dal Tempio, dipinti donati nel 1783 da Antonino Sirugo di Avola, barone di Meti e Santa Domenica; a seguire, sulle pareti, sono gli ovali con il Divino Sacro Cuore e la Divina Pastorella, tele stilisticamente simili alle due precedenti. Gli altari laterali della preziosa cappella erano stati decorati, nel 1778 e con «pannella d’oro zecchino», da Michelangelo Cunsulo di Palermo. In quello di sinistra fu posto il Crocifisso “riparato e pitturato” dallo stesso Cunsulo. L’interessante statua era stata realizzata, nel 1707, dallo statuario di Avola Francesco Guarino: essa, snodabile nella testa e nelle spalle, ha un ruolo particolare nello svolgimento dei riti pasquali quali il “Venerdì Santo”, la funzione delle “Sette Parole” e la processione con i Misteri e il Cristo Morto. A destra della cappella, sull’altare dedicato all’Addolorata, fu collocata la tela con la Deposizione firmata De Fam: Maggiore (Minor) Pingebat 1788, opera derivata da un disegno di Olivio Sozzi. Nella cappella è pure la statua lignea della Madonna dell’Assunta sopravvissuta al terremoto del 1693. Il prezioso simulacro fu fatto eseguire nel 1612, secondo i dettami della Controriforma, dalla Confraternita di S. Antonino da Padova per l’omonima chiesa dell’antica città di Avola.
La Matrice nel 1889 accolse, per la demolizione della chiesa di S. Sebastiano, la reliquia del Martire con il simulacro e la tela che lo raffigurano. Nel 1900 Francesco Lo Turco di Catania realizzò, con stilemi settecenteschi, il fercolo tuttora usato per condurre in processione la statua del Santo. La sua festa ha luogo la seconda domenica di maggio, con la caratteristica cursa rê nuri; il 20 gennaio, giorno in cui la Chiesa ne celebra la festività, altra cursa si diparte da ‘Mare Vecchio’.
Sulla cantoria l’organo a canne pervenuto reca incisa la data 1745 e la firma di Francesco La Manna. Questi, organaro in Palermo, aveva firmato il contratto nel 1744 e si era impegnato a realizzarlo uguale a quello «di Casa Professa de RR. PP. Gesuiti».
©2018 Francesca Gringeri Pantano Storica dell’Arte