Chiesa di S. Antonio da Padova 1703-1705; facciata sec. XIX

Sant’Antonio da Padova ebbe nel diruto centro ibleo dapprima una cappella, poi una chiesa con campanile iniziata nel 1593. Costruita in contrada Grutti Perciati, in prossimità del quartiere Troncello, essa era antistante una spianata e custodiva la statua del Santo.
La Confraternita di S. Antonino nel 1612 aveva fatto realizzare la statua della Madonna della Mercedes, detta anche dell’Assunta. Oltre a portarla in processione per metà agosto, i confrati, che indossavano “sacco bianco e mantellina verde muschio”, avevano ottenuto di farla incontrare, la mattina di Pasqua di Resurrezione, nella Piazza della Matrice, con il Cristo Resuscitato proveniente dalla chiesa di S. Giovanni Battista. Ebbe così inizio, nel 1612, la funzione della “Pace”, manifestazione religiosa tramandatasi nella nuova città e ancora oggi (con altra effigie) tanto acclamata.
Nel nuovo spazio urbano il suolo destinato alla chiesa fu luogo di sepoltura per molte vittime del terremoto. L’edificio sorse tra il 1703 e il 1705 sul lato est dell’ex Piazza di S. Antonio da Padova (Piazza Vittorio Veneto) con affaccio sull’ex Strada Corso (Corso Vittorio Emanuele) e confinante con il palazzo appartenente nel ‘700 ai Sirugo-Astuto, baroni di Meti e Santa Domenica.
Nella chiesa, a navata unica, nel 1716 si pose la statua della Madonna del Carmine, ora sull’altare maggiore; nel 1722 venne fondata la Compagnia della Carità, che realizzò, sotto l’impiantito della fabbrica, la Sepoltura dei Poveri. Alla chiesa, nel 1753, venne aggregata, perché non ricostruita nella nuova città, la chiesa di S. Eligio o S. Aloi (protettore dei maniscalchi), cui nel 1778 si dedicò un altare. Negli stessi anni settanta del ‘700 la navata fu decorata con stucchi rococò.
La chiesa, di pertinenza vescovile, fu nel sec. XIX accresciuta negli arredi e ristrutturata, in stile neoclassico, dai proprietari del contiguo palazzo. In particolare, nel 1869, Dorotea Sirugo Interlandi, principessa di Bellaprima, e il figlio Pompeo posero, sul primo altare di destra, la statua lignea di Santa Filomena. Sugli altri altari della chiesa sono pure le tele dell’Assunta, di San Liborio e dell’Annunziata; due statue e un’interessante tela applicata su tavola, attribuibile al sec. XVI, rappresentano il Santo titolare.
La neoclassica facciata ha pilastri tuscanici nel primo ordine, ionici nel secondo; al centro è l’ingresso con arco a tutto sesto sormontato da ampia finestra conclusa da frontone; soprastante è la cella campanaria raccordata alla parte inferiore da volute di memoria barocca.

©2018 Francesca Gringeri Pantano Storica dell’Arte

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