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Il Vicario Foraneo don Sultana nella Solennità del Corpus Domini: "l’eucarestia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’eucarestia"

Omelia del Vicario Foraneo, don Rosario Sultana

Carissimi fratelli e sorelle, all’inizio della nostra celebrazione desidero ringraziare tutti voi, permettetemi di rivolgere un ringraziamento particolare ai reverendissimi confratelli presbiteri e diaconi di questo nostro Vicariato di Avola e alle loro comunità, un grazie anche alle gentili autorità civili e militari qui presenti e alla confraternita di San Sebastiano. Nella Solennità odierna del Corpus Domini, il Signore Gesù, ci convoca e ci invita a nutrirci al banchetto della Parola e del Suo Corpo. Oggi come per il Giovedì Santo si fa per noi cibo e bevanda di vita nutrendo i suoi figli e sostenendoci nel cammino verso il Regno.

Da un solo pane spezzato, formiamo un corpo solo

Sappiamo bene, che Cristo nel sacramento dell’eucarestia è realmente presente con il suo vero corpo, infatti il calice da cui beviamo è comunione con il Suo sangue, e il pane che noi spezziamo è vera comunione con il suo corpo, come direbbe l’Apostolo Paolo: da un solo pane spezzato, benché noi che siamo in molti, formiamo un corpo solo, per questo noi tutti partecipiamo ad un solo pane. Ecco perché dovremmo imparare a stimarci a vicenda, il nostro prossimo è un membro reale dell’unico corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, la comunità dei battezzati. Nessuno di noi può dire all’altro faccio a meno di te, perché equivale a dire, fare a meno delle proprie membra, abbiamo bisogno gli uni degli altri, abbiamo bisogno di fare comunione, di fare squadra, abbiamo bisogno di Cristo nostro capo, per questo ci nutriamo di lui nell’eucarestia, per essere condotti alla piena unità con Lui.

Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno

Il Deuteronomio ci ricorda che “l’uomo non vive soltanto di pane, cioè delle cose materiali, effimere e carnali, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore, per questo Gesù rivolgendosi alla folla afferma: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno… se non mangiate… e non bevete…, non avrete in voi la vita, rimanete in me, dice il Signore, e io in voi e porterete molto frutto, come il tralcio che restando unito alla vite produce frutti buoni e abbondanti, così anche noi se rimaniamo uniti intimamente a Cristo faremo opere di bene e metteremo a frutto i nostri talenti, scopriremo i nostri carismi e ministeri. Solo chi si nutre di Gesù, il Figlio di Dio, vive in Lui e per Lui.

Gesù cambia segno ma non realtà

Dopo l’Ascensione di Gesù Risorto che lo sottrae alla fisica esperienza degli uomini, la presenza di Gesù cambia segno ma non realtà. Egli resta e si dona sotto il segno del pane spezzato e del vino, nei quali offre il suo Corpo in cibo e il suo Sangue in bevanda di salvezza e di vita eterna. Egli rimane con noi, sotto le specie eucaristiche, sino alla fine del mondo. Noi cerchiamo in questa vita terrena di restare sempre uniti a Lui praticando l’amore, fino all’incontro definitivo nella Gerusalemme celeste, dove assieme a Lui saremo una cosa sola. L’Eucaristia è tensione verso la meta, pregustazione della gioia piena promessa da Cristo (cfr Gv 15, 11); in un certo senso, essa è anticipazione del Paradiso, “pegno della gloria futura”.

Ora in questa celebrazione della Solennità del Corpus Domini, e in modo particolare nella celebrazione eucaristica della domenica, Giorno del Signore, noi comunità cristiana possiamo incontrare per davvero Gesù attraverso la «memoria» di Lui, specialmente attraverso «il memoriale» liturgico-sacramentale della Pasqua. Durante la celebrazione liturgica, infatti, noi facciamo, memoria di Gesù, della sua vita, della sua morte, della sua risurrezione, rendendolo in tal modo presente in mezzo a noi attraverso la ripresentazione sacramentale nell’eucarestia.

La presenza eucaristica di Cristo non è una presenza disincarnata, o di una memoria che si affida a un semplice ricordo del passato. Gesù non è semplicemente un personaggio del passato ma una persona realmente presente tra noi nell’oggi della storia. Si tratta di una memoria che attraverso i segni del pane e del vino mangiati e condivisi dalla comunità, rende presente Cristo nella sua realtà corporea, presente realmente nelle specie eucaristiche ma soprattutto presente in noi che ci siamo nutriti di Lui diventando il Suo corpo, le sue membra, presente soprattutto nei poveri, nei piccoli e umili di cuore.

L’Eucaristia, memoriale della sua passione-morte-risurrezione, è pertanto celebrazione di tutta la storia della salvezza, una storia del passaggio perenne di Dio tra gli uomini, un passaggio che ci conduce dalla morte alla vita.

Diceva San Tommaso d’Acquino che “nessun sacramento in realtà è più salutare di questo: per sua virtù vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l’Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti”.

Nel prefazio preghiamo con ciò che crediamo quando diciamo: “il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza, il suo sangue per noi versato è la bevanda che ci redime da ogni colpa”. Noi dunque, ci nutriamo dell’eucarestia per ricevere forza, perché tutto possiamo in colui che ci dà la forza, è nel sangue del Signore Gesù che ci laviamo per farci cancellare e condonare i nostri peccati, quei peccati che come sappiamo imbruttiscono l’immagine e somiglianza di Dio che è in noi.  Ci cibiamo dell’eucarestia, anche quotidianamente, affinché possiamo godere pienamente della Sua vita divina nel convito eterno, che oggi e sempre ci fa pregustare nel sacramento del Suo Corpo e del Suo Sangue.

L’Eucaristia è una grande festa,

la festa della fede, fonte e culmine della vita della Chiesa, essa stimola, nutre e rafforza la fede. I nostri rapporti con Dio sono avvolti nel mistero: ci vuole un gran coraggio e una grande fede per dire: qui, in questo piccolo pezzo di pane, che tra qualche istante riceveremo, c’è il Signore! Se guardo me stesso, se ci guardiamo nella verità, ci accorgiamo di essere minuscoli, difettosi, peccatori, pieni di limiti. Eppure Dio ci ama, come ama tutti gli uomini, fino a farsi nostro alimento e bevanda per comunicarci la sua vita divina, farci vivere del Suo amore.

L’Eucaristia non è plausibile se rimane un rituale,

il ricordo di un avvenimento successo duemila anni fa. È invece una “scuola di vita”, una proposta d’amore che coinvolge tutta la nostra vita e le nostre relazioni. L’Eucarestia deve renderci disponibili ad amare il prossimo, fino a dare la nostra vita per gli altri, secondo l’esempio che Gesù ci ha lasciato.

La chiamata al senso di responsabilità vale per tutti

In noi, cari confratelli presbiteri e diaconi, trova una più speciale risonanza. Ogni celebrazione eucaristica è destinata a risvegliare la coscienza di coloro che vi partecipano. Per il sacerdote oltretutto risveglia la responsabilità verso un mondo che deve essere trasformato, trasfigurato dall’Eucaristia. Il sacerdote è investito della responsabilità dell’edificazione di una nuova società in Cristo. Secondo il Concilio Vaticano II, “i fedeli, in virtù del regale loro sacerdozio battesimale, concorrono all’oblazione dell’Eucaristia”, ma è il sacerdote ministeriale che “compie il sacrificio eucaristico in persona di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo” (LG 10). “L’assemblea che si riunisce per la celebrazione dell’Eucaristia necessita assolutamente di un sacerdote ordinato che la presieda per poter essere veramente assemblea eucaristica. Il ministro ordinato che la comunità cristiana riceve è un dono, ricevuto attraverso la successione episcopale risalente agli Apostoli. È il Vescovo che, mediante il sacramento dell’Ordine, costituisce un presbitero conferendogli il potere di consacrare l’Eucaristia e di fare Chiesa; per questa ragione desidero invitare questa assemblea a pregare il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe, affinché ci doni sante vocazioni sacerdotali che devotamente ripresentino l’efficacia del memoriale eucaristico.

Concludendo, l’eucarestia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’eucarestia

Vorrei concludere ricordando a ciascuno di noi che l’eucarestia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’eucarestia, pertanto ritengo che non c’è comunione ecclesiale se non attorno all’eucarestia che ha sua volta è comunione col proprio Vescovo, principio visibile e fondamento dell’unità nella sua Chiesa particolare; è anche comunione con il Romano Pontefice, e possiamo aggiungere: con l’Ordine episcopale, con tutto il clero e con l’intero e santo popolo di Dio.

Preghiamo per il nostro Papa Francesco, ricoverato in questi giorni all’ospedale Gemelli di Roma, e per il nostro Vescovo Salvatore che oggi fa l’onomastico, affinché guidati e sorretti dai pastori, fedeli e pastori insieme, gioiscano attorno all’unica Sorgete della Vita, che trova nell’eucarestia la fonte e il culmine dell’esistenza della Chiesa.

Sia lodato Gesù Cristo, oggi e sempre sia lodato.

Avola, 11 giugno 2023

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