di Enrica Munafò

Con tanta sobrietà e semplicità e con altrettanto entusiasmo e partecipazione quest’anno abbiamo vissuto la festa di San Sebastiano. Il novello sacerdote Don Daniele Nocca, che ha dettato le riflessioni del triduo, ci ha fatto calare nella realtà della nostra quotidianità l’essere cristiani oggi e ci ha fatto capire perché festeggiamo i santi. Essi -ci ha detto- ci permettono di verificare il modo di vivere il nostro battesimo, di conformare la nostra vita al Signore Gesù attraverso il nostro sforzo quotidiano.

San Sebastiano ha vissuto nella propria vita le virtù teologali della fede, speranza e carità e questo è stato proprio il tema di riflessione del triduo. Grazie al dono della fede, il nostro Santo Protettore è arrivato ad affrontare il martirio per ben due volte, perché la fede colma ogni vuoto nella vita e supera ogni tipo di tormento.

San Sebastiano ha fatto esplodere il fuoco dell’amore ricevuto: egli ha unito, mediante il dono della fede, la propria vita a Cristo, come il tralcio alla vite. Il nostro cuore non può né deve mai dubitare che Cristo è morto e risorto per ciascuno di noi. La prova tangibile dell’Amore di Cristo per noi è infatti la Croce. E i santi sono il metro di misura della nostra fede in quanto hanno accettato nella loro vita la Croce.

Noi cristiani siamo figli di un Maestro esigente che ci chiede di amare, fino a dare la vita. Se la nostra fede è sincera, saremo testimoni per i nostri figli e chi ci vive accanto e solo così saremo credibili e possiamo trasmettere la nostra fede. San Sebastiano, infatti, dell’ordinario ha fatto qualcosa di straordinario, accompagnando Gesù fino al martirio.

Se anche noi viviamo da cristiani coerenti e entusiasti di annunciare Gesù Cristo vivo e risorto, saremo suoi autentici testimoni. Don Daniele con tanta semplicità e tanta freschezza ci ha augurato a conclusione della sua riflessione nel primo giorno del triduo su “San Sebastiano, uomo di fede” di avere un desiderio profondo di Dio e di impegnarci a seguirlo chiedendogli di plasmarci come ha fatto con San Sebastiano. Nella sua seconda riflessione: ”San Sebastiano, uomo della speranza” Don Daniele ci ha invitato a vedere i santi come amici gioiosi del Signore e nostri.” Non -come si dice- chi di speranza vive, di speranza muore;” per noi cristiani è Gesù stesso la nostra speranza!

Don Daniele ha rinforzato questo messaggio con le parole di San Paolo: ”Lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera (Romani 12,12): così hanno vissuto i santi. Nel bel mezzo dei suoi tormenti San Sebastiano cantava: ”Saldo è il mio cuore, a Te canterò inni, Signore, per le meraviglie che compi quotidianamente nella mia vita”.

Anche noi potremmo dire lo stesso? Come possiamo noi vivere la speranza, se la nostra vita non è conformata a quella di Cristo e di San Sebastiano? Non lasciamoci rubare né la fede, né la speranza e viviamo con gioia e gratitudine la Speranza che è Cristo stesso; con questo incitamento don Daniele ha concluso la meditazione del secondo giorno del triduo.

Il novello sacerdote ha continuato con la semplicità e la freschezza, che lo contraddistingue, la terza sera del triduo parlandoci di San Sebastiano, uomo di carità. La stessa liturgia  -ha introdotto- ci aiuta a guardare all’emblema del cristiano che è l’amore, la carità, centro della nostra vita. Dio è Amore e proprio l’amore racchiude il senso del nostro essere qui stasera a venerare San Sebastiano, ha esordito Don Daniele. Gesù morendo in croce ci ha manifestato l’amore più grande e con la sua morte ci ha riscattati a caro prezzo. Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici. Tutti noi, col battesimo siamo potenzialmente santi. Abbiamo bisogno di guardare a Gesù e ai santi (prima Dio e poi San Sebastiano, come diciamo noi in una invocazione) per divenire capaci di entrare nella logica dell’amore fino alla croce. Sta a noi far crescere il seme del Battesimo per diventare uomini di fede, di speranza e di carità. Crescendo nell’amore possiamo avere gli stessi sentimenti del Signore e dei santi!

Don Rosario Sultana

Nell’Eucaristia del giorno di festa del Santo, il parroco don Rosario Sultana, nella sua omelia ha sentito vivo il bisogno di ringraziare il Signore perché ci sta facendo pregustare un inizio di normalità, festeggiando in presenza, cosa che l’anno scorso non ci è stato possibile in pieno lockdown. È sentito da tutti ormai un bisogno grande di tornare a Dio e rimanere alla sua presenza, di ritornare alle relazioni sociali e per questo speriamo e nello stesso tempo chiediamo che questa festa sia un punto di partenza per un nuovo inizio, riappropriandoci del nostro desiderio di vivere in pienezza.  Con questo messaggio augurale ha dato inizio alla sua sapiente e chiara omelia l’arciprete don Rosario Sultana.

Dopo ci ha presentato la figura del nostro Santo che, perseguitato per la sua fede, preferì obbedire a Dio piuttosto che all’imperatore. Il santo è proprio il discepolo testimone di Gesù anche a prezzo della vita. Ma  -prosegue- il segreto per diventare santi è rimanere come tralcio legato alla vite, rimanere nell’amore del Signore per portare frutto. È proprio nel comandamento dell’amore che noi restiamo fedeli a Dio, come San Sebastiano, santo attualissimo da tenere presente soprattutto noi Avolesi che abbiamo verso di lui tanta devozione. Santo sempre invocato, particolarmente per guarire dalla peste e ora lo invochiamo per la fine di questa pandemia, che ha messo in ginocchio tutto il mondo. Ciò che salverà il mondo è la fraternità, come dice Papa Francesco.

Il Signore ci conceda per intercessione di San Sebastiano di risorgere veramente! Con questo messaggio, lanciato dal Parroco don Rosario Sultana riprendiamo il nostro cammino. Alla fine della Messa, la banda cittadina, sul sagrato della Chiesa, ha allietato i fedeli, eseguendo brani musicali per chiudere la festa nella sobrietà e autenticità delle cose semplici.

 

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