È arrivata un’altra volta l’estate

La stagione del caldo, delle ferie, della “diaspora”, cioè delle grandi migrazioni ai monti, ai laghi, al mare, alle mete di forte attrazione turistica, culturale, religiosa… Anche la nostra Parrocchia in questo tempo si assottiglia. Crescono i vuoti nei banchi della chiesa, calano le feste, diminuiscono gli appuntamenti e gli incontri… Si respira un’aria diversa. Dopo un anno di fatiche, si sente la stanchezza e la voglia di un po’ di riposo: bisogna “staccare la spina”!

Riusciremo a trovare vero riposo lungo l’estate?

Forse dobbiamo riscoprire il senso autentico del riposo, che non è semplice evasione, dispersione, fuga dalla monotonia quotidiana. Vivere le vacanze non è solo o prioritariamente sospendere il ritmo lavorativo. Spesse volte si scelgono itinerari e modi di “fare vacanza” che non favoriscono il riposo perché sono equivoci.

Vivere il periodo delle vacanze non è solo lasciare il lavoro e cercare un cambiamento del ritmo della vita. Non è raro sentir dire che alla fine delle ferie si torna al lavoro più stanchi di quando sono iniziate!

L’estate è un tempo di riposo Il riposo spesso diventa sinonimo di ozietà e di accidia. La nostra società ci ha abituato a seguire ritmi frenetici alternati a momenti di assoluto lassismo nei tempi di vacanza.

Il senso cristiano del riposo

È proficuo domandarsi qual è il senso cristiano del riposo. Questa domanda, apparentemente banale e scontata, rivela la verità del nostro spirito. Infatti, concepire il riposo come assenza totale di impegni, come rifiuto di pensare ai vari problemi della vita, è una maniera poco rilassante di concepire la pausa estiva. Anche se gli sforzi della propria professione vengono accantonati, restano gli impegni della vita familiare. La famiglia non va mai in vacanza: essere madre e padre è un mestiere che non conosce tramonto. Del resto Gesù, durante la sua vita terrena, non si prendeva periodi di vacanze dai suoi discepoli e nemmeno dalle persone che accorrevano a Lui per essere guarite o rincuorate.

Il vero riposo sta nella preghiera

Gli unici momenti di vero riposo per Gesù erano quelli della preghiera, dove trovava ristoro della propria anima nell’ascolto e nel dialogo con il Padre. Questo tempo che Lui dedicava alla preghiera costituiva per Gesù un attingere quella forza spirituale per essere sempre pronto al servizio del prossimo e poter così adempiere la sua missione affidatagli dal Padre. Possiamo dire che la preghiera è fonte di vero riposo.

In tempo di vacanze abbiamo più tempo per sanare le ferite fisiche e spirituali che la vita ha provocato nel corso dell’anno. Le condizioni abituali della vita, a volte frenetiche, lasciano poco spazio al silenzio, alla riflessione, al contatto con la natura, a consolidare la relazione e l’armonia tra coniugi e con i figli; a rendere stabili e cordiali i rapporti con gli amici. Inoltre, nel periodo delle vacanze, si può dedicare maggior tempo la preghiera, alla lettura della Sacra Scrittura, alla meditazione sul senso profondo della vita e sulle grandi domande ultime della vita: la morte, il giudizio, l’inferno, il paradiso …

La preghiera è la vita del cuore nuovo e rinnovato

Essa ci deve animare in ogni momento dal momento che ci situa nel “ricordo di Dio”. Il nostro cuore è inquieto e non trova riposo fin che non scopre l’oggetto del proprio amore. Diceva San Gregorio Nazianzeno: È necessario ricordarsi di Dio più spesso di quanto si respiri.

Senza serenità nello spirito non vi può essere riposo

E’ molto difficile che le opportunità di una vita godereccia e di rilassamento corporale siano il modo per ottenere il vero riposo. Lo spirito ci chiede qualcosa di più. Desideriamo tutti essere felici e contenti; tuttavia ciò non si può conseguire se non se va alla fonte da cui sgorga la gioia piena. La vita è molto importante e non la possiamo banalizzare con assurde scommesse.

Fare spazio anche alla nostra dimensione interiore e ricreare il dialogo di amicizia e di amore con Dio che ci ama, ci renderà più riposati e felici.

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