Sinodalità e collegialità; riforma del processo matrimoniale; rapporto tra vescovi e sacerdoti

Sono stati i tre temi con il quale il Papa ha articolato  il discorso rivolto ai vescovi italiani, in apertura dell’Assemblea Generale della CEI, in corso in Vaticano fino al 23 maggio. Desideriamo approfondire in modo particolare il terzo punto del discorso del Pontefice.

Il rapporto tra Vescovi e presbiteri

Il Papa ha sottolineato quanto sia urgente rivedere il rapporto tra Vescovi e sacerdoti, vista come una delle questioni più vitali nella vita della Chiesa, – sottolinea il Pontefice – è la spina dorsale su cui regge la comunità cristiana. “Il Vescovo è il pastore, – ha detto il Papa ai Vescovi riuniti a Roma per la 73ma Assemblea Generale della Conferenza Episcopale italiana – il segno di unità per l’intera Chiesa diocesana, il padre e la guida per i propri sacerdoti e per tutta la comunità dei credenti; egli ha il compito inderogabile di curare in primis e attentamente il suo rapporto con i suoi sacerdoti. Alcuni Vescovi, purtroppo, fanno fatica a stabilire relazioni accettabili con i propri sacerdoti, rischiando così di rovinare la loro missione e addirittura indebolire la stessa missione della Chiesa”.

Non esiste il Vescovo senza il suo presbiterio

Sappiamo bene che nella Chiesa cattolica non esiste Vescovo senza il suo presbiterio e, a sua volta, non esiste presbiterio senza un rapporto sano con il Vescovo. Queste parole del Papa sono assai significative e dovrebbero stimolare ad una sincera conversione di Vescovi e presbiteri. Il Papa ha ricordato ai Vescovi riuniti in Assemblea che i sacerdoti sono i più prossimi collaboratori dei Vescovi, “sono il prossimo più prossimo” ha detto il Pontefice.

Rispetto reciproco

Da qui l’importanza del rispetto reciproco tra Vescovi e sacerdoti che manifesta la fedeltà a Cristo, l’amore alla Chiesa, l’adesione alla Buona Novella. Francesco insiste sulla “comunione gerarchica tra Vescovi e presbiteri”, che può purtroppo finire e crollare perché spesso infettata da qualsiasi forma di potere o di auto-gratificazione personale; ma, all’opposto, si fortifica e cresce quando viene abbracciata dallo spirito di totale abbandono e di servizio al popolo di Dio. Tutti i Vescovi – ha detto ancora il Papa – “hanno il dovere di presenza e di vicinanza al popolo cristiano, ma in particolare ai sacerdoti, senza discriminazione e senza preferenze. Un pastore vero vive in mezzo al suo gregge e ai suoi presbiteri, e sa come ascoltare e accogliere tutti senza pregiudizi”.

Sono uno tsunami le parole del Pontefice

Il Papa avverte i Vescovi di “non cadere nella tentazione di avvicinare solo i sacerdoti simpatici o adulatori e di evitare coloro che secondo il vescovo sono antipatici e schietti; di consegnare tutte le responsabilità ai sacerdoti disponibili o “arrampicatori” e di scoraggiare i sacerdoti introversi o miti o timidi, oppure problematici. Essere padre di tutti i propri sacerdoti; – ha proseguito Francesco – interessarsi e cercare tutti; visitare tutti; saper sempre trovare tempo per ascoltare ogni volta che qualcuno lo domanda o ne ha necessità; far sì che ciascuno si senta stimato e incoraggiato dal suo Vescovo”. Si costata molto spesso in tanti sacerdoti che si confrontano con i laici che quanto detto dal Papa corrisponde al vero, possiamo anche ritenere verosimile quante lamentele o richieste di aiuto arrivano ogni giorno sulla scrivania del Papa su questo delicato argomento.

Un Balsamo le parole del Papa

E’ davvero consolante per i 41.367 sacerdoti in Italia sentire le parole del Sommo Pontefice che risultano come un balsamo all’attacco mediatico a cui sono quotidianamente sottoposti i sacerdoti che vengono “spesso anche ridicolizzati oppure condannati a causa di alcuni errori o reati di alcuni loro colleghi, e hanno anche per questa ragione secondo Francesco il vivo bisogno di trovare nel loro Vescovo la figura del fratello maggiore e del padre che li incoraggia nei periodi difficili; li stimola alla crescita spirituale e umana; li rincuora nei momenti di fallimento; li corregge con amore quando sbagliano; li consola quando si sentono soli; li risolleva quando cadono. Ciò richiede, prima di tutto, vicinanza ai nostri sacerdoti, che hanno bisogno di trovare la porta del Vescovo e il suo cuore sempre aperti”.

Avviare un processo di cambiamento 

Auguriamo al Papa e ai suoi confratelli Vescovi di avviare un serio e reale processo di cambiamento e conversione, affinché tutta la Chiesa possa goderne i frutti di una maggiore e credibile comunione, magari con l’indizione dell’auspicato Sinodo della Chiesa italiana partendo dalle diocesi, infatti, – come detto dal Papa – “non si può fare un grande Sinodo senza andare alla base”, partendo da essa per poi magari pensare ad un Sinodo della Chiesa italiana, facendo in modo che diventi davvero il Sinodo del Popolo italiano e non solo dei Vescovi. Questo è il movimento da fare “dal basso in alto”. Il Popolo di Dio attende dal clero, diaconi, presbiteri e vescovi, risposte concrete per un mondo migliore e un Italia sempre più libera e redenta.

Rosario Sultana

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