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La Madonna della medaglia miracolosa ad Avola. Fede popolare e speranza per un futuro migliore

di Enrica Munafò

La statua della Madonna della medaglia miracolosa lo scorso 11 Novembre 2020, in Vaticano, con la benedizione di Papa Francesco, ha iniziato il pellegrinaggio in tutta Italia, in ricordo del 190 anniversario delle apparizioni a Santa Caterina di Labourè. Come allora in tempo di colera, ora in tempo di pandemia, la Santa Vergine ripete ad ognuno di noi: “io sono sempre con voi, abbiate fiducia, non scoraggiatevi”. La Madre celeste, ora come allora continua a vegliare su di noi, compiendo la sua promessa d’amore, proteggendoci e guardando ai nostri cuori pieni di fragilità e speranze, paure e sogni. Ella con costante premura ci accompagna nel cammino della vita, viene a rincuorarci. È questa certezza che ci ha spinti a venire in chiesa a salutare la Madonna, avvicendandoci nella visita anche per quel poco tempo necessario per un saluto alla mamma e per confidarle le nostre preoccupazioni.

Alla festosa accoglienza della statua della Madonna con petali di fiori sparsi sul sagrato al suo passaggio, con sventolio di fazzoletti bianchi in segno di saluto e canti e preghiere di accoglienza, è seguita la recita del santo rosario meditato. L’incontro con Maria si è concluso con la celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Angelo Giurdanella, Vicario generale in sostituzione del Vescovo che è stato impossibilitato a venire. Hanno concelebrato: il parroco della Chiesa Madre, l’arciprete don Rosario Sultana, Padre Mario Sirica, missionario vincenziano, padre Daniel Moraru, che con gioia e in spirito di comunione ha aderito spontaneamente all’iniziativa insieme ai suoi confratelli Padre Luigi Butera e Padre Corrado Germano, frati francescani della parrocchia Sant’Antonio Abate.

Padre Mario, all’inizio della messa, ha sottolineato quanto sia confortante, in questo brutto tempo di pandemia, sperimentare la tenerezza della Madonna, Mamma per eccellenza e ci ha raccontato che Papa Francesco, benedicendo questa statua, le ha posto al collo un rosario, facendo un saltello, quasi a voler abbracciare la Mamma celeste. E questa statua – ha continuato don Mario – vuole proprio portare il calore di un abbraccio materno e il conforto della presenza della Mamma, che tanto ci rassicura e conforta. Ha animato l’Eucaristia il coro “Giovanni Paolo II” diretto dalla prof.ssa Carmela Tuccitto. Mons. Giurdanella nell’omelia ha evidenziato come la città di Avola deve essere riconoscente alle Figlie della Carità di spiritualità vincenziana che dal 1903, anno in cui è stata aperta una loro casa ad Avola, hanno instancabilmente visitato le periferie della nostra città, soccorrendo tante famiglie fino a qualche anno fa.

La Madonna della medaglia miracolosa oggi è venuta a visitarci per dirci che non ci abbandona mai e per interpellarci. È venuta per invitarci a fare quello che Suo Figlio Gesù ci dirà, come nel brano delle nozze di Cana, letto nel Vangelo. Maria a Cana con la sua sensibilità e il suo amore materno scorge una situazione d’emergenza che la spinge a intervenire con amore attento, concreto, delicato e operoso. Con l’intelligenza del cuore percepisce la trepidazione di quegli sposi a cui viene a mancare il vino e si adopera a prolungare la gioia dei commensali invitati a quelle nozze. Maria fa tutto questo con discrezione nel silenzio.

Quando a Parigi nel 1832 scoppiò l’epidemia di colera che fece molte vittime, le Figlie della Carità distribuivano la medaglia miracolosa. Negli scritti di Santa Caterina di Labourè si evince che ella era fuori da ogni mentalità miracolistica, che il vero miracolo sono le conversioni, che sono guarigioni interiori. Maria, come nostra maestra, modello, e madre invita ancora oggi alla conversione. La Madonna si accorge di ciò che ci manca e interviene con sollecitudine. E noi – aggiunge nella sua calorosa e coinvolgente omelia Mons. Giurdanella – riusciamo ad avere attenzione verso i fratelli e accorgerci di che cosa hanno bisogno?

Conclude la sua omelia con l’augurio che la nostra carità sia vigile, concreta, fiduciosa e discreta sull’esempio di Maria, nostra madre, di Santa Caterina Labourè e delle tante Figlie della Carità, nostre testimoni e modelli di vita. Alla fine della Messa, portando con noi questo invito alla carità operosa, abbiamo salutato la Madonna che ripartiva, sventolando i fazzoletti bianchi in segno di saluto, come abbiamo fatto al suo arrivo.

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