L’Eremo di Avola Antica, Convento Santuario Madonna delle Grazie (ex cappuccini)
L’eremo di Avola Antica, che era proprietà del Comune e fu venduto arbitrariamente ai privati, è sito in alto, sulla sponda destra della Bugliola ed il suo convento, che un tempo era custodito da un gruppo di monaci questuanti, s’affaccia, specialmente dalla parte del refettorio, nel precipizio abbastanza profondo della Bugliola, offrendo allo spettatore un’incantevole veduta panoramica che gli consente di poter ammirare la riviera del mare Ionio con il Lido di Avola, il lido di Noto, i paesaggi di Calabernardo, Eloro, San Lorenzo, Marzamemi ed altri posti fino al promontorio di Capo Passero, nonché, all’orizzonte, il panorama di Pachino. Dalla terrazza della chiesa puoi ammirare con diletto i suggestivi panorami di Avola, Noto, Rosolini, Ispica e, nelle giornate serene, all’orizzonte, il panorama di Pozzallo. Sulla strada Avola-Manghisi, a pochissima distanza del così detto Castello, retaggio avito in cui abitava la nobiltà del tempo e di cui si vedono ancora le fondamenta dei torrioni risparmiate dal terremoto, sorge un’edicola ecclesiastica dove emerge un grosso blocco di pietra viva. Le rovine dell’antica Avola, come attesta il viaggiatore francese Jean Hoüel, che le visitò nel 1777, erano tristi e immerse nella solitudine. Il sacerdote Sebastiano Li Gioi, (1677 ca. – 1747) per rivitalizzare e ridare sacralità a quei luoghi, volle erigere, a sue spese e sopra i resti del convento dei Cappuccini, un Eremo.
Il sac. Sebastiano Li Gioi concretizzò tale suo desiderio con atto notarile del 1719 e realizzò i lavori con propri fondi a partire dal 1729. Il dormitorio prese in seguito il nome di Eremo della Madonna delle Grazie per il leggendario ritrovamento, negli anni sessanta del ‘700, sotto un grande masso, di una campanella e di un bassorilievo calcareo raffigurante la Madonna delle Grazie, ora custodito presso la chiesa dell’Eremo. Nel 1896 in ricordo di tale avvenimento, si edificò un’edicola votiva. Il convento dei Cappuccini era presente fin dal periodo bizantino. L’Eremo, luogo di villeggiatura con clima incantevole e di aria purissima, nella ricorrenza della MADONNA DELLE GRAZIE il 2 Luglio e della Madonna Assunta il 15 Agosto è frequentato dai fedeli della città di Avola per i festeggiamenti e celebrazioni Eucaristiche. La festa della Madonna d
elle Grazie fu istituita nel 1994. La festa è preceduta da un pellegrinaggio che prende l’avvio la sera del 1° luglio, alle ore 18:00, dalla Chiesa Madre. A piedi e lungo i tornanti, con luminarie e canti, dopo alcune ore si raggiunge la chiesa dell’Eremo per venerare la sacra immagine. Recentemente oggetto di un accurato restauro conservativo l’Eremo è oggi restituito all’antico splendore e le sue caratteristiche originali sono state splendidamente conservate. Il restauro dell’Eremo è stato finito nel 2004.
Nella chiesa è conservata pure l’effigie di un bassorilievo in pietra dipinta il cui ritrovamento avvenne casualmente alla fine del ‘700 nel luogo dell’antica Abola in cui doveva situarsi la precedente chiesa del convento dei Cappuccini. L’immagine, di fattura artigianale, raffigura, in un’impostazione di tipo tradizionale, la Madonna che allatta il Bambino. Vi si conserva pure la piccola campana bronzea, finemente decorata, rinvenuta assieme al bassorilievo.
La Chiesa
L’elemento che segna verticalmente l’intero complesso è la facciata della chiesa. Questa, ad una navata, è formata sul davanti da unico corpo avente, nella parte inferiore, il portale d’accesso e, sulla sommità la cella campanaria con tre fornici dei quali il centrale, più alto, è sormontato da un timpano. All’interno dei fornici vi sono le campane mentre due volute a spirale concludono i loro profili esterni raccordandosi con la sottostante trabeazione. Il portale, semplice ma raffinato, presenta tre gradini di accesso e, ai lati, due lesene sporgenti con capitelli tuscanici, sorreggenti piedritti decorati con foglie d’acanto. Questi, a loro volta, danno sostegno ad eleganti vasi colmi di frutta e foglie. L’arco a tutto sesto del portale ha la chiave segnata da una testina mentre un arco spezzato, posto superiormente ad esso, funge da chiusura all’insieme e contemporaneamente si pone come elemento di raccordo con le parti delle pareti del prospetto definite in pietra calcarea. Risolta con l’intonaco è la rimanente superficie della facciata, mentre un rosone presente al centro ha il compito di illuminare la cantoria. All’interno la chiesa ha subito il rifacimento degli altari laterali negli anni 1911 e 1914. Elegante è la ringhiera liberty che separa la navata dal presbiterio. Questo è ricoperto da piastrelle del primo Novecento a
venti motivi romboidali con foglie stilizzate nei colori rosso mattone, beige e nero, mentre la navata conserva basole quadrate di pietra pece. Anche l’altare maggiore, nel 1925, subì pesanti rifacimenti, ma nel 1984 un caso fortuito (alcuni ladri lo avevano divelto alla ricerca d’immaginari tesori) ha consentito di far emergere parte dell’altare originale del Settecento. Barocco nella concezione, questo si presenta concavo nella parte centrale e con decori rococò. Lateralmente ha due sporgenti volute decorate alla base da grandi foglie d’acanto recanti, nella parte superiore, splendide teste di putti serpottiani. Il tutto era sormontato, sulla parete absidale, da un’interessante tela attribuita al pittore Costantino Carasi trafugata nel 1973 e raffigurante l’Immacolata con i santi Corrado, Venera.
Tela-pala dell’altare maggiore della Chiesa dell’Eremo della Madonna delle Grazie
La tela di sicura mano del grande pittore Olivio Sozzi o del suo migliore allievo, è databile intorno ai primi anni del 700, nel tempo in cui gli avolesi ritrovarono la prodigiosa scultura della Madonna delle Grazie. L’impianto pittorico ricalca l’impostazione di altri dipinti del Sozzi, infatti in alto ad apertura di scenario di tela si staglia gloriosa la Santissima Trinità in una miriadi di angeli, raffigurata dal Cristo che regge la Croce, al centro la Colomba dello Spirito Santo a destra l’Eterno Padre con le braccia aperte. Al centro grandeggia la figura intera della Madonna delle Grazie coronata con le dodici stelle, che regge interamente il Santo Bambino Gesù, come se lo volesse offrire ai Santi protettori avolesi. Venera a sinistra e Corrado o Confalonieri a destra, che chiudono la tela in basso.
Accanto a questi Santi “avolesi”, Venera la Patrona e Corrado il protettore, i segni simbolici legati alle azioni di fede della loro vita: Santa Venera regge nella sua mano destra la palma del martirio con tre corone, mentre un angelo ai suoi piedi regge un Crocifisso, quale strumento prioritario della sua predicazione.
In basso, sul lato destro della tela, la grande e ieratica figura del Santo dei Pizzoni, il Beato Corrado Confalonieri, quasi in atteggiamento estatico e contemplativo della Vergine delle Grazie e del Bambino Gesù nelle braccia della Madre. Un angelo ai piedi di San Corrado regge il bastone eremitico ed ha accanto il teschio e la corona del Rosario, strumenti di penitenza e di preghiera del santo che visse la sua vita eremitica tra Avola e Noto in epoca cinquecentesca. I Santi protettori, Venera e Corrado in preghiera ai piedi della Madonna delle Grazie è come se implorassero grazie speciali e protezione sicura sulla sottostante Avola. Le figure luce della tela sono la SS. Trinità e la Vergine delle Grazie, da questi si diparte e si espande la luce su tutta la tela, tale da illuminare i volti dei Santi patroni della Città.
E’ una tela di gloria e di sintesi della fede di un’intera Comunità che all’indomani del catastrofico evento con questo documento d’arte si riconferma fedele alla fede antica dei Padri. Non troviamo nella tela tracce della devozione a San Sebastiano, infatti questa devozione forte, inesistente all’indomani del terremoto del 1693, prende l’avvio verso gli ultimi anni dell’800 e, solo in quell’epoca a furor di popolo, San Sebastiano viene proclamato con-protettore della Città insieme a San Corrado.
Considerata la valenza storica e artistica di questa tela del Sozzi per la memoria storica della nostra Città di Avola, una copia della tela trafugata, della stesse dimensioni dell’originaria è stata donata dalla coppia Martorana Salvatore e Calvo Mariannina in occasione del cinquantesimo anniversario delle loro nozze d’oro.
La tela di Avola antica in realtà è un pezzo di storia della città e vi si può leggere la devozione antica del Popolo avolese legato ab antiquo alla Madonna delle Grazie, infatti nel sito della nuova Avola, nel quartiere vignale, fu costruita in epoca ottocentesca la piccola chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Il convento
A destra della chiesa è l’ingresso del convento. Questo poggia le sue fondazioni sulla rupe calcarea che fa da parete alla sottostante cava ed è costruito con blocchi di pietra irregolari legati da malta cementizia. L’altezza del piano terra e del piano superiore dei corpi è invece segnata da linee orizzontali risolte con pietra quadrata. Le corsie del convento seguono l’andamento del suolo, per cui la linea spezzata del tetto sembra adeguarsi all’ambiente e con esso fondersi. Le finestre evidenziano l’estrema semplicità delle pareti esterne del romitorio. I vuoti che esse determinano accentuano le notevoli dimensioni dell’intera struttura e alcune s’impongono per l’elegante sobrietà. Culminanti con un arco ribassato presentano, nelle chiavi, ieratiche figure femminili quasi avvolte nel fogliame d’acanto, mentre mensole, delicatamente intagliate, sorreggono le soprastanti architravi decorate, nella parte sottostante, con sporgenti dentelli. Ampio, con grandi ambulacri, è l’interno dove si aprono le numerose celle ed altri vani.