di don Rosario Sultana

Ascolto del Vangelo di MC 1, 40-45 “La guarigione di un lebbroso” Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!». Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». Subito la lebbra scomparve ed egli guarì.

“Gesù mosso a compassione, adiratosi per l’isolamento e la sofferenza del lebbroso”

I lebbrosi ai tempi di Gesù erano segregati e allontanati dalle abitazioni, per questo ragione si dice che Gesù “mosso a compassione”, nella traduzione della CEI, ma preferisco tradurre con “adiratosi” perché sembra più confacente al significato complessivo del brano. Di fronte allo stato di sofferenza e d’isolamento in cui giaceva questo lebbroso – come sappiamo i lebbrosi erano tenuti segregati e lontani dalle abitazioni, il lebbroso era l’emarginato per eccellenza, escluso dal popolo di Dio, “impuro, impuro doveva gridare il lebbroso da lontano, in modo che nessuno  gli si accostasse” (cfr., Lv 13, 45) – Gesù per questo esprime la sua indignazione di fronte all’opera del maligno e contro ogni prescrizione della legge che schiavizza l’uomo, per questa ragione, Gesù “lo tocco”: queste oppressioni dell’uomo contraddicono alla volontà di Dio che vuole attraverso il suo figlio Gesù liberare e lottare contro tutto quello che è contrario a Dio e al suo progetto d’amore e di  libertà delle sue creature.

In Gesù Dio si è fatto solidale con noi

In Gesù Dio si è fatto solidale con noi, purificandoci dai nostri peccati. La solidarietà di Dio verso di noi non è venuta mai meno, soprattutto in questi giorni difficili per l’Italia e per il mondo intero, costretti a vivere segregati da un forzato distanziamento sociale, seppur necessario, quanto frustrante e disumano sia. Il contatto fisico ci aiuta a crescere sani, a rafforzare l’autostima, la sicurezza di noi stessi e a sentirci amati. Un giusto contatto fisico ha una influenza rilevante – ci insegna la psicologia – anche sul rapporto relazionale e sulla comunicazione non verbale. In molti casi, tenere la mano, fare una carezza, abbracciare l’altro possono esprimere ciò che intendiamo dire molto più delle parole. Come e quando possiamo tornare alla normalità? Mi auguro molto presto, attenti a ciò che Gesù fa nei confronti del lebbroso che gli chiede: “se vuoi, puoi guarirmi!”.

Abbiamo sentito nel vangelo: “Gesù stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!”. Fate attenzione a questo abbinamento di gesto e parola e alla loro efficacia, che fa pensare alla pratica dei sacramenti attraverso cui l’azione salvifica di Dio continua a manifestarsi tra i cristiani, i sacramenti sono un insieme di gesti e parole che nella fede ci donano la salvezza dell’anima e del corpo, da qui l’importanza della vita sacramentale.

L’essere sacramento fondamentale della chiesa, presenza viva del Cristo

Ricordiamoci però che oltre ai sette sacramenti c’è una più ampia sacramentalità, infatti la chiesa per sua natura è in sé stessa sacramento fondamentale della Grazia che salva e redime. Non dimentichiamo che la chiesa è la comunità dei battezzati, la chiesa siamo tutti noi, dunque attraverso di noi, sacramentalmente si manifesta la vicinanza e la cura di Dio per noi, pensate a ciò che stanno facendo i medici, gli infermieri a tutti coloro che ci garantiscono i beni necessarie alla nostra vita in quarantena: esercitano l’essere sacramento fondamentale della chiesa e quindi presenza viva del Cristo.

Chiamati a sperimentare la misericordia di Dio #chiciseparera

In questi giorni stiamo chiedendo a Dio con tante preghiere, in comunione con il Papa, i vescovi e i presbiteri la guarigione dell’umanità dal CoronaVirus, lo stiamo chiedendo in ginocchio come il lebbroso del vangelo che diceva: “se vuoi, Signore, tu puoi guarirmi”. È infatti nella croce di Cristo la nostra salvezza, Lui ha vinto la morte e il peccato. Anche noi come il lebbroso siamo chiamati a sperimentare la misericordia di Dio, la sua guarigione, allo scopo di proclamare e divulgare il fatto non solo dell’avvenuta guarigione dal CoronaVirus che ci rende schiavi, emarginati, isolati ed esclusi dal popolo e dunque da quei contatti sociali che ci fanno sentire uomini, capaci di amare ed essere amati, pertanto, passata l’emergenza sanitaria abbiamo tutti noi il dovere di diventare i primi proclamatori e annunciatori del Vangelo che salva e umanizza ogni relazione.

Liberi dal contagio del virus dell’egoismo

Saremo davvero guariti solo quando, liberi dal contagio del virus dell’egoismo, usciremo da noi stessi per incontrare, riconoscere ed accogliere il tu degli altri e di Dio, solo allora potremmo nuovamente tessere relazioni di inclusione, accoglienza e rispetto, diversamente da ciò che un mondo farisaico vorrebbe invece tenere ai margini della società: i poveri, gli immigrati, i bambini, i malati e gli anziani; costringendoci a gridare “impuro, impuro io sono”, favorendo così un distanziamento sociale ingiusto e disumanizzante. Supplichiamo in ginocchio il Signore e diciamo insieme con fede sincera: “Signore, se vuoi, puoi guarirci!”. Amen #chiciseparera

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